
di Marco Cremonesi 7 ottobre 2025
Fonte: Corriere della Sera
7 min
Il leader leghista: bisogna stare insieme in Europa. Il 14 febbraio a Milano il grande raduno dei Patrioti
Vicepremier Matteo Salvini, oggi è il 7 ottobre, anniversario del terrificante attacco terroristico di Hamas. È fiducioso che il piano Trump possa dare respiro al Medio Oriente?
«Sì, tutti dobbiamo esserlo, anche se qualcuno spera nel fallimento e nel caos. Il fatto che ci sia il sostegno dei Paesi Arabi è decisivo, come quello del Santo Padre: tutti riconoscono l’impegno concreto del presidente americano, che la sinistra vede ancora come un demonio, a partire dai pro Pal. Sono indignato per i troppi episodi di intolleranza contro gli ebrei, contro studenti, professori, turisti che ci riportano agli anni più bui del Novecento. Fermeremo questa onda rossa di odio, anche con leggi più severe».
Il fatto che Bruxelles abbia sostenuto il piano migliora la sua considerazione dell’Unione europea?
«L’Europa è da anni assente ingiustificata, come anche in Ucraina. Bruxelles ha preso atto che la strategia di Trump può essere vincente e si è accodata. Per fortuna, senza fare danni. Ma l’Ue a guida franco tedesca non esiste più. In questo senso, l’Italia è sempre più centrale e può confermare l’antica tradizione di equilibrio diplomatico, nel solco di Craxi e Berlusconi».
Anche Macron pare in difficoltà…
«Bisogna stare attenti che Macron, disperato per i problemi in patria, non cerchi di alimentare conflitti lontani da Parigi per salvare il suo potere al lumicino».
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I bombardamenti sull’Ucraina continuano. Mentre aumentano gli avvistamenti di droni sull’Europa. Non le pare che Putin non abbia alcuna intenzione di fermarsi?
«Anche in questo caso, dobbiamo sostenere gli sforzi di pace del presidente Trump e non inseguire i guerrafondai in giro per l’Europa. Noi abbiamo sempre sostenuto gli aiuti all’Ucraina aggredita, e saremo in prima linea nel processo di ricostruzione. Ma 19 pacchetti di sanzioni hanno fermato il conflitto? Non mi sembra, anzi le imprese italiane stanno pagando un conto salatissimo. Bisogna tutti insieme moltiplicare gli sforzi per una mediazione, che immagino potrà prevedere la cessione di parte dei territori persi in questi anni e tutte le necessarie garanzie di sicurezza per l’Ucraina. Anche in questo caso le parole di papa Leone indicano la via da seguire».
Il 10 ottobre sarà trascorso un mese dall’assassinio di Charlie Kirk. Non ritiene che l’omicidio abbia diviso ulteriormente le forze politiche?
«Ricordare Kirk significa affermare che la libertà di pensiero e parola non può essere messa in discussione. Mai, da nessuno. Come si fa a festeggiare la morte di un ragazzo di 31 anni, come si fa a dire in tivù che siccome aveva idee forti “se l’è cercata”? La cultura, i valori e i diritti del mondo occidentale sono sotto attacco di fanatici e violenti, per questo sabato 14 febbraio chiameremo a Milano i Patrioti da tutta Europa, per difendere diritti e libertà».
Torniamo in Italia. Si aspettava il risultato della Lega in Calabria?
«Risultato straordinario, storico, emozionante. Trainiamo la coalizione in città importanti come Lamezia Terme e abbiamo numeri fantastici a Reggio Calabria: abbiamo conquistato col lavoro la fiducia della maggioranza dei calabresi, e mi riferisco soprattutto al Ponte sullo Stretto. Mi ricompensa di tanto impegno, la Lega cresce e unisce, anima fondamentale del centrodestra. In Calabria abbiamo quasi raddoppiato i voti rispetto alle Politiche».
L’ex coordinatore FdI in Sicilia è passato alla Lega. Nelle ultime settimane i cambi di casacca sono stati quasi quotidiani. Non è un rischio per l’unità della maggioranza?
«Ma no, il centrodestra è unito come lo è da decenni, i cittadini ci scelgono per questo. Anzi, io continuo a sperare che anche in Europa ci possa essere un accordo di tutte le forze alternative alle sinistre, vedremo oggi con il voto per salvare la poltrona alla Salis se qualcuno nel segreto dell’urna tradirà il centrodestra europeo».
Negli ultimi giorni milioni di persone sono scese in piazza per la Palestina. E forse anche contro il governo. È un segnale preoccupante?
«La democrazia non è mai preoccupante, che tanti giovani si interessino e manifestano è una buona notizia. Mi preoccupa invece la violenza, che certa sinistra finge di non vedere o addirittura giustifica. Ragazzi, parlo direttamente a voi: non fatevi strumentalizzare o coinvolgere in atti violenti. Bloccare un treno o un’autostrada è un reato penale, si rischiano anni di carcere. Un conto è chiedere pace e giustizia per la Palestina, un altro conto è bloccare le stazioni o mandare all’ospedale 125 poliziotti. Attenti ai “cattivi maestri”, che nel secolo scorso hanno rovinato un’intera generazione».
Lei ha detto che i manifestanti devono rispondere dei danni che causano. Come intende mettere in pratica questa volontà?
«Pretendendo una cauzione personale per chi organizza le manifestazioni. Se va tutto bene, la somma viene restituita. In caso di danni, pagano i responsabili. Chi ripagherà i 200 mila euro di danni in Stazione a Milano o quelli ai tanti monumenti imbrattati? Tutti gli italiani? No, chi rompe paga».
Ha intenzione di cambiare la legge sugli scioperi in altri modi?
«La legge è ferma agli anni Novanta e intanto è cambiato il mondo. Il diritto allo sciopero non si tocca, ma vanno rivisti tempi, modi e anche eventuali sanzioni. Proprio per non inasprire lo scontro ho evitato di precettare, venerdì scorso, nonostante il garante avesse giudicato illegittimo lo sciopero selvaggio proclamato dalla Cgil. Risultato? Un’adesione bassa ma milioni di italiani lasciati a piedi, con una giornata rovinata e danni per centinaia di milioni di euro. Landini è un irresponsabile, usa i lavoratori per fare una sua personale battaglia politica contro tutto e tutti, svilendo il significato stesso dello sciopero. D’ora in poi, chi rompe paga, e chi non rispetta le regole pure».
Che cosa impedisce al centrodestra, a 47 giorni dalle Regionali in Campania, Puglia e Veneto, di indicare i candidati governatori?
«Ormai ci siamo, sono in corso in queste ore gli ultimi confronti e si sta lavorando alle squadre migliori. D’altronde, Marche e Calabria hanno dato due risposte chiare e forti, per cui ringraziamo un Pd ormai sulle barricate con Landini e i pro Pal».
I dazi al 107% sulla pasta italiana sono un fatto acquisito?
«Spero di no. Sono in corso interlocuzioni con gli Usa per capire come proteggere al meglio il settore, sono certo che i miei colleghi che stanno seguendo il dossier faranno del loro meglio. Per difendere e promuovere prodotti e aziende italiane sono stato in estate in Cina e Giappone, sarò a breve in Egitto e ad Abu Dhabi, conto di essere presto a Washington e, a guerra finita, anche a Mosca. L’Italia ha il dovere di costruire ponti e avvicinare i popoli, come ha sempre fatto».