Giustizia, terzo sì alla separazione delle carriere: bagarre alla Camera. Cosa cambia con la riforma

Fonte: Il Sole 24 Ore

18 settembre 2025

Momenti di tensione tra deputati durante la votazione finale del disegno di legge costituzionale sulla riforma della magistratura per la separazione della carriere, Camera dei Deputati, Roma18 settembre 2025. ANSA/FABIO FRUSTACI
Momenti di tensione tra deputati durante la votazione finale del disegno di legge costituzionale sulla riforma della magistratura per la separazione della carriere, Camera dei Deputati, Roma18 settembre 2025. ANSA/FABIO FRUSTACI

ServizioReferendum per ok finale

La quarta lettura al Senato è attesa entro fine anno. In assenza di una maggioranza qualificata dei due terzi, la legge sarà sottoposta a referendum popolare. La consultazione (per la quale non è richiesto il quorum) potrebbe tenersi nella primavera dell’anno prossimo.

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I punti chiave

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Via libera della Camera alla terza lettura della riforma costituzionale con la separazione delle carriere dei magistrati con 243 voti a favore e 109 contrari. Il ddl torna al Senato per l’ultimo sì. Non essendo stata raggiunta la maggioranza dei due terzi ci sarà un referendum confermativo. Trattandosi della seconda lettura conforme, il testo non era emendabile. Quindi in Aula a Montecitorio c’è stata discussione generale e poi il voto. Il tutto a tappe forzate con la seduta fiume chiesta da Fdi e fortemente avversata dalle opposizioni. Tocca ora al Senato, entro fine anno (dopo i primi due via libera a gennaio e luglio 2025), chiudere l’iter con la quarta lettura. E già a giugno 2026 si potrà celebrare il referendum confermativo previsto per le modifiche costituzionali approvate con meno dei due terzi dei voti.

Obiettivo della maggioranza di centrodestra è dunque quello di dare la precedenza a una riforma diventata sempre più prioritaria. Un piano sostenuto dalla convinzione che al referendum (atteso nella prima metà del 2026) «gli italiani premieranno» la scelta di riformare la magistratura separando le carriere. E quel voto popolare, è il ragionamento che ne discende, può rappresentare una sorta di traino verso le elezioni politiche in arrivo con ogni probabilità nella primavera 2027.

Bagarre in Aula dopo il via libera alla riforma

Da registrare che il Pd, per voce della capogruppo Chiara Braga, ha criticato aspramente i membri del governo presenti per aver applaudito dopo l’ok alla riforma nell’aula di Montecitorio. A quel punto diversi esponenti delle opposizioni si sono avvicinati ai banchi del governo per protestare. Mentre il presidente di turno Sergio Costa invitava a mantenere la calma, saliva la tensione tra i deputati di diversi schieramenti che stavano per arrivare alle mani. A quel punto la seduta è stata temporaneamente sospesa per poi riprendere dopo qualche minuto

Tajani: non ho applaudito, minacce da deputati di Pd e M5s

«Io non ho applaudito, e non sono andato a minacciare nessuno come invece hanno fatto altri, deputati del Pd e dei 5 Stelle che sono venuti sotto i banchi del governo» ha detto il vicepremier e leader di Forza Italia Antonio Tajani parlando con i giornalisti a margine della votazione sulla riforma della giustizia, alla Camera, respingendo le accuse arrivate dalle opposizioni. Se c’era una certa euforia è perché «per noi è una riforma storica», ha aggiunto il ministro degli Esteri, altri invece “hanno minacciato: anche gente che è stata ministro, insomma, dovrebbe pure avere atteggiamenti diversi. Non è che mi faccio intimidire da dieci deputati dei 5 Stelle o del Pd che vengono sotto i banchi del governo» ha aggiunto.

Momenti di tensione tra deputati durante la votazione finale del disegno di legge costituzionale sulla riforma della magistratura per la separazione della carriere, Camera dei Deputati, Roma18 settembre 2025. ANSA/FABIO FRUSTACI

Meloni: riforma della giustizia è storica, noi andiamo avanti

Che la riforma della giustizia sia una delle priorità del governo, del resto, lo ha ricordato domenica la premier Giorgia Meloni alla festa dell’Udc. E lo ha ripetuto oggi. «Con l’approvazione in terza lettura alla Camera dei Deputati, portiamo avanti il percorso della riforma della giustizia. Continueremo a lavorare per dare all’Italia e agli italiani un sistema giudiziario sempre più efficiente e trasparente. In attesa dell’ultimo ok da parte del Senato, avanti con determinazione per consegnare alla Nazione una riforma storica e attesa da anni» ha detto Meloni sui social

Schlein: battaglia continua anche con referendum, governo ossessionato da potere

Di tutt’altro tono i commenti dell’opposizione. «Questo governo ha l’ossessione del potere e vuole e vive come un ostacolo anche il lavoro di un potere separato come è la giustizia e, come è doveroso che sia, la magistratura secondo la nostra Costituzione. Quindi noi continueremo la battaglia contro questa riforma e, come ho detto, la continueremo anche attraverso il referendum costituzionale» ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein, in Transa.

Anm: su voto riforma prendiamo atto, informeremo su pericoli

«Prendiamo atto del terzo voto parlamentare sulla riforma costituzionale – fa sapere la Giunta esecutiva centrale dell’Anm – e rinnoviamo il nostro impegno in vista del referendum, per informare tutti gli italiani sui pericoli del disegno di legge Nordio. E lo faremo a partire dall’assemblea nazionale del 25 ottobre a Roma. Questa riforma toglie diritti ai cittadini, non danneggia i singoli magistrati ma mette a rischio l’equilibrio fra poteri definito dalla nostra stessa Costituzione».

La riforma

Il cuore del provvedimento è dunque la separazione delle carriere dei pm e dei giudici, per cui ciascuno a inizio carriera dovrà fare una scelta definitiva di funzione, e restarci. Insomma niente più “porte girevoli” tra pm e giudici secondo un’espressione abusata negli anni scorsi.

I due Csm e la nomina tramite sorteggio

E’ prevista l’istituzione di due Csm, uno per la magistratura requirente e l’altro per quella giudicante, entrambi presieduti dal Capo dello Stato. I membri dei due Csm restano in carica 4 anni. E ne fanno parte, di diritto di diritto i vertici della Cassazione (nel primo il procuratore generale e nel secondo il presidente). Gli altri consiglieri saranno individuati attraverso sorteggio, temperato nel caso di quelli di nomina parlamentare, secco per i togati. Un terzo infatti sarà sorteggiato da un elenco di professori ordinari, di università in materie giuridiche e di avvocati con almeno 15 anni di esercizio compilato dal Parlamento in seduta comune e, per i restanti due terzi, rispettivamente, tra i magistrati giudicanti e tra i magistrati requirenti.

L’alta Corte disciplinare

La funzione disciplinare è sottratta ai futuri Csm ed affidata a una Alta corte, alla quale è attribuita la giurisdizione disciplinare nei confronti dei magistrati ordinari giudicanti e requirenti. L’Alta Corte è composta da 15 giudici, tre di nomina presidenziale e gli altri 12 estratti a sorte (tre estratti a sorte da un elenco predisposto dal Parlamento, sei magistrati giudicanti e tre requirenti).

Il referendum

Benché si tratti solo del penultimo passaggio prima dell’approvazione definitiva della riforma da parte del Parlamento, la votazione del 18 settembre ha sancito la sicurezza di un ricorso al referendum confermativo. Infatti la Camera ha dato il suo via libera senza raggiungere il quorum dei due terzi che avrebbe impedito il ricorso al referendum da parte delle opposizioni. L’articolo 138 della costituzione, che regola le modifiche alla nostra Carta fondamentale, stabilisce che se non viene raggiunto il quorum dei due terzi in entrambe le Camere in seconda lettura possano chiedere il referendum entro tre mesi «un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali». Un referendum, quello confermativo che, a differenza di quello abrogativo di leggi, non richiede il quorum del 50% degli iscritti alle liste elettorali. Le opposizioni hanno già annunciato che ricorreranno a questo strumento raccogliendo le firme dei propri parlamentari (servono quelle o di 80 deputati sui 400 totali, o di 41 senatori su 205). Ma non è escluso che anche la maggioranza lo faccia per dimostrare di non temere il verdetto dei cittadini.

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