
Il presidente Giani insiste: prepariamoci ad andare al voto in ottobre, il 12 o il 19. Resta dunque convinto della necessità di chiudere regolarmente la legislatura regionale. Sia Giani che i 40 consiglieri, lo ricordiamo, furono eletti il 20 e 21 settembre 2020 e si insediarono il mese successivo.
Quell’anno non fu possibile votare in primavera, a causa del Covid. Che rese inevitabile il rinvio di qualche mese. Ora il governo attende il parere dei presidenti interessati. Ma non è solo una questione di date e di logistica. Ci sono in ballo anche altre considerazioni. Tre soprattutto.
La prima: il rinvio finirebbe per allineare in primavera tutte le Regioni in scadenza anche con i Comuni (per cui il rinvio invece è già deciso, quindi, per esempio, Viareggio, Cascina, Arezzo si sa già che voteranno nel 2026)
La seconda valutazione è certamente di tipo politico. Nelle sei Regioni coinvolte queste elezioni hanno anche un valore per partiti e schieramenti. Avere più tempo consentirebbe a qualcuno di avere più opportunità di prepararsi.
Terzo, come dice Vincenzo De Luca (Campania): la necessità del completamento delle opere previste dal Pnrr e dell’approvazione del nuovo bilancio già in questa legislatura.
E poi resta comunque la possibilità del terzo mandato. Sempre più debole, certo. Per attuarla però servirebbero dei mesi.
La volontà di Giani, espressa a più riprese in questi ultimi giorni, nasce tuttavia da altre considerazioni altrettanto fondate: rispettare la scadenza naturale e predisporre già il nuovo bilancio con la nuova giunta regionale.
I partiti toscani per ora restano cauti sull’ipotesi del voto in ottobre. Non mancano però, soprattutto nel Centrodestra ma non solo, i favorevoli al rinvio.
Adesso il presidente della Conferenza Stato-Regioni si far interprete di questa differenza di vedute tra i presidenti. Ma non sarà un rebus facile da sciogliere.
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