Trump, oggi l’insediamento: il giuramento, la parata, il ballo, gli ospiti, i leader stranieri. Cosa c’è da sapere

di  Andrea Marinelli

20 gennaio 2025

Oggi, lunedì 20 gennaio, Donald Trump si insedia come 47esimo presidente degli Stati Uniti, dopo essere già stato il 45esimo nel 2016

Oggi, lunedì 20 gennaio, Donald Trump si insedia come 47esimo presidente degli Stati Uniti, dopo essere già stato il 46esimo nel 2016: diventerà così il primo dai tempi di Grover Cleveland, alla fine dell’Ottocento, a servire in due mandati non consecutivi, inframezzati dall’amministrazione Biden. A 40 anni, 5 mesi e 18 giorni, J.D. Vance diventerà invece il terzo vicepresidente più giovane — dopo John Breckinridge, vice di Buchanan a 36 anni, e Richard Nixon, che fu vice di Eisenhower a 40 anni e 11 giorni — della Storia americana, nonché il primo millennial.

Come funziona

È una giornata per lo più cerimoniale. Secondo la legge, il nuovo presidente presta giuramento a mezzogiorno in punto, subito dopo il suo vice, davanti al presidente della Corte Suprema John Roberts: questa è l’unica parte obbligatoria della cerimonia, che si svolge di fronte al Campidoglio, il parlamento americano, affacciato sul National Mall di Washington. 

Qui in genere si radunano centinaia di migliaia di spettatori — quest’anno erano stati stampati 220 mila biglietti — anche se le ultime cerimonie si sono distaccate dalla tradizione: al giuramento di Joe Biden, nel 2021, in pieno Covid, il pubblico fu sostituito da bandierine americane che rappresentano le vittime del virus; il secondo di Trump, quest’anno, è stato spostato al chiuso a causa delle rigide temperature della capitale americana. L’ultima volta era successo a Ronald Reagan, nel 1985.

Donald Trump presterà quindi giuramento all’interno della Rotonda, sotto la cupola di Capitol Hill, dove poi terrà il suo discorso inaugurale. Appoggerà la mano sulle stesse due bibbie scelte nel 2017: quella utilizzata da Abramo Lincoln nell’insediamento del 1861 e quella che gli regalò sua madre nel 1955. Fu George Washington a scegliere la bibbia per la cerimonia del giuramento, nel 1789, e da allora solo due presidenti non hanno giurato poggiandoci la mano: John Quincy Adams, che scelse un libro di diritto, e Franklin Pierce. 

Le tappe della giornata

Dopo il pranzo con i leader del Congresso, Trump non farà la tradizionale parata lungo Pennsylvania Avenue, verso la Casa Bianca, ma si sposterà alla Capitol One Arena, il palazzetto che può ospitare 20 mila persone dove ha tenuto un comizio alla vigilia dell’insediamento e incontrerà nuovamente i suoi sostenitori non appena diventato presidente. Si trasferirà quindi alla Casa Bianca, dove firmerà i suoi primi ordini esecutivi: si dice che abbia già pronti oltre 100 provvedimenti, dall’immigrazione all’energia, fino al perdono per i ribelli del 6 gennaio. La giornata viene poi conclusa con il ballo dell’insediamento, una tradizione cominciata con il quarto presidente James Madison, accompagnata da feste in tutta Washington.

Perché avviene il 20 gennaio

La prima cerimonia di insediamento fu quella di George Washington, primo presidente degli Stati Uniti che prestò giuramento a New York il 30 aprile del 1789. Dal terzo presidente, Thomas Jefferson, la cerimonia si è tenuta a Washington: la prima a essere fotografata è stata quella di James Buchanan nel 1857, la prima trasmessa in tv quella di Harry Truman, nel 1949. Dal secondo mandato di Franklin Roosevelt, iniziato nel 1937, la cerimonia di insediamento si è sempre tenuta il 20 gennaio successivo alle elezioni presidenziali: è stato il 20esimo emendamento dalla costituzione a cambiare ufficialmente la data dal 4 marzo al 20 gennaio per accelerare la transizione. Il giorno dell’insediamento di un presidente marca infatti anche la fine della precedente amministrazione: da un punto di vista pratico, i due traslochi vengono effettuati lo stesso giorno

Chi ci sarà

Il presidente uscente Joe Biden e la first lady Jill saranno presenti al Campidoglio, anche se Donald e Melania Trump disertarono la cerimonia di insediamento di Biden quattro anni fa. Ci saranno anche la vicepresidente Kamala Harris, sconfitta nelle elezioni di novembre, e il marito, il second gentleman Doug Emhoff. Saranno poi presenti anche gli ex presidenti ancora in vita: Barack Obama senza la moglie Michelle, che non ha partecipato neanche al funerale di Jimmy Carter a inizio mese; George W. Bush con la moglie Laura; Bill e Hillary Clinton, anche lei sconfitta da Trump nel 2016. 

Ci sarà anche Mike Pence, l’ex vice di Trump con cui il rapporto si incrinò il 6 gennaio del 2020, quando rifiutò di rovesciare il risultato elettorale come chiedeva l’allora presidente: la Rotonda, dove avverrà la cerimonia, è uno dei luoghi invasi dai ribelli il 6 gennaio 2021. Presenti anche i big della tecnologia: Elon Musk, stretto alleato di Trump; Jeff Bezos di Amazon; Mark Zuckerberg di Meta; Shou Zi Chew di TikTok; Sam Altman di OpenAI; Tim Cook di Apple; Sundar Pichai di Alphabet e Xavier Niel di Iliad.

I leader stranieri

Trump ha invitato alcuni leader stranieri, rompendo il protocollo che, come spiega Viviana Mazza, normalmente non lo prevede. L’unica premier europea ad aver ricevuto l’invito è stata Giorgia Meloni, che era appena stata in visita a Mar-a-Lago e ha ufficializzato la sua presenza. Con lei ci sarà una delegazione di Fratelli d’Italia: Carlo Fidanza, capo delegazione al Parlamento europeo, Andrea di Giuseppe, eletto negli Stati Uniti, e Antonio Giordano, segretario generale del partito dei Conservatori e Riformisti europei.

Hanno confermato la propria presenza anche il presidente argentino Javier Milei e quello dell’Ecuador Daniel Noboa, mentre il presidente cinese Xi Jinping invierà il vicepresidente Han Zeng — una presenza storica — e l’ungherese Viktor Orbán dovrebbe rinunciare, ma potrebbe cambiare idea all’ultimo momento. L’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro intendeva partecipare, ma gli è stato confiscato il passaporto per via delle indagini sul suo conto e nell’accompagnare sua moglie in aeroporto, diretta a Washington, si è dichiarato vittima di una persecuzione politica.

Dovrebbe esserci il presidente eletto del Venezuela Edmundo González Urrutia, un invito che sottolinea il supporto per la transizione democratica in opposizione al chavismo, e forse Nayib Bukele del Salvador, che i repubblicani vedono come un modello della lotta alla criminalità. Per il Giappone e l’India saranno presenti i ministri degli Esteri.

Nutrita, come racconta Paolo Valentino, è la presenza dell’estrema destra europea. A Washington è arrivata una delegazione dell’Ecr, guidata dall’ex premier polacco Mateusz Morawiecki, da poco nominato presidente al posto di Meloni. Ci saranno poi i francesi Marion Maréchal, nipote di Marine Le Pen (non invitata) e il leader di Reconquête Eric Zemmour. Anche il gruppo sovranista dei Patrioti sarà presente all’incoronazione di Trump: con lo spagnolo Santiago Abascal, leader di Vox, ci sarà un gruppo di eurodeputati, fra i quali il leghista Paolo Borchia. Dal Belgio arriveranno il capo del partito di estrema destra Vlaams Belang, Tom Van Grieken, e dal Portogallo, quello di Chega, André Ventura.

Un caso a parte, nota Valentino, sono i tedeschi di AfD, oggetto del desiderio di Elon Musk che sta facendo di tutto per aiutarli nelle elezioni in Germania. Trump aveva invitato la star e candidata alla cancelleria, Alice Weidel, ma lei ha preferito non interrompere la campagna elettorale: al suo posto andrà il co-presidente Tino Chrupalla. Dal Regno Unito, nonostante di recente Musk lo abbia scaricato, è già arrivato a Washington Nigel Farage, capo di Reform Uk e padrino della Brexit.

20 gennaio 2025

Fonte: Corriere della Sera

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