Dipartimento Agricoltura e Turismo Lega Toscana: Vespa orientalis in Italia, come riconoscerla e quali sono i rischi per le api

Laura Petreccia,Vito Capogna, Luca Tacchi

Vespa velutina, l’insetto alieno che mette a rischio le api.

vespa orientalis italia rischi

La specie indigena della Vespa orientalis, dell’area del Mediterraneo, si sta diffondendo verso le regioni centrali e settentrionali del nostro paese. Le cause sono da imputare al cambiamento climatico. Le minacce principali sono per l’apicoltura e per i centri urbani.

Sempre più insistentemente si sta parlando della presunta “invasione” della cosiddetta vespa orientale (Vespa orientalis), un calabrone facilmente riconoscibile per le caratteristiche fisiche uniche che lo contraddistinguono.

La situazione attuale, che registriamo al Dipartimento Agricolturae e Turismo Lega Toscana, è stata più volte descritta in maniera allarmistica, parlando di:

“allerta”“allarme”“emergenza”“aggressioni” e così via, anche se le informazioni a disposizione non delineano uno scenario così catastrofico: il numero di punture accertate non ha subito alcun aumento significativo.

Da sx Laura Petreccia, Luca Tacchi, Vito Capogna, on. Mirco Carloni by convegno: “On. Mirco Carloni, Presidente della Commissione Agricoltura Camera dei Deputati, Incontra il Mondo Agricolo di Collesalvetti” – 20 Marzo 2024

Sul settore Apistico questo l’allarme lanciato dal presidente della commissione Agricoltura Alla Camera, Mirco Carloni, lo vede in prima linea anche per quella che è la concorrenza sleale sui mercati del Miele di importazione da Paesi extra Ue. Qui ricordiamo l’importante appuntamento sul tema che si è tenutoa Roma il 20 marzo, organizzato da “Miele in cooperativa” che ha chiesto a Bruxelles l’apertura di un dossier sula concorrenza sleale del miele cinese.  

Forse, ciò che spaventa maggiormente è l’ipotesi – fondata – che questa specie con il passare degli anni si possa diffondere rapidamente nei centri urbani e invadere edifici di vario genere, mettendo a rischio la sicurezza di chi dovesse inavvertitamente avere incontri ravvicinati. Per fare un po’ di chiarezza sull’argomento riportiamo le osservazioni di Federico Cappa, ricercatore del Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze che da anni si occupa proprio della biologia e del comportamento degli imenotteri, in particolare di api, vespe e calabroni.

Photo by Стефан Сулятицький

Come si riconosce la Vespa orientalis?

La Vespa orientalis è un calabrone, normalmente presente nel nostro paese, lungo dai 3 ai 5 centimetri, la cui caratteristica identificativa è la colorazione rossiccia del corpo (qui sotto, un’immagine mostra in modo più chiaro il suo aspetto). Le Vespe orientalis fuori dai centri abitati costruiscono il nido all’interno di cavità naturali come alberi, buchi nel terreno, mentre in città prediligono anfratti artificiali o intercapedini di edifici. Sono insetti opportunisti, che amano l’ambiente urbano e spesso si nutrono proprio degli scarti dell’uomo. Questa specie si trova normalmente, da svariati decenni, nelle regioni meridionali del nostro paese, prevalentemente in SiciliaCalabria e Campania“Per questo motivo è del tutto inappropriato definirla una specie aliena, come spesso si è fatto, perché è nativa del bacino del Mediterraneo ed è da lungo tempo presente in Italia”, sottolinea Cappa.

Quali specie di calabroni vivono in Italia?

Facciamo un passo indietro. In Italia coesistono attualmente tre specie diverse di calabroni: il comune calabrone europeo (Vespa crabro), la ormai celeberrima vespa orientale e il calabrone asiatico (Vespa velutina). Soltanto quest’ultimo è presente nel nostro paese sporadicamente, perché è originario del sud-est asiatico e, per questo motivo, merita scientificamente l’appellativo di specie aliena. “Il fatto che la Vespa orientalis non sia aliena non è però un elemento positivo, in quanto ciò significa che la sua eradicazione è pressoché impossibile, mentre nel caso del calabrone asiatico è più facile contenere le colonie e tentare di limitarne la diffusione” spiega il Dr.Vito Capogna, del Dipartimento Agricoltura e Turismo Lega Toscana

Le tre specie di vespa presenti in Italia a confronto

Ultimamente, però, gli avvistamenti della Vespa orientalis si sono fatti più frequenti, come precisa la Dott.ssa Laura Petreccia, referente del Dipartimento Agricoltura e Turismo Lega Toscana, e hanno coinvolto anche altre regioni centro-settentrionali. È il caso della Liguria, della Toscana, del Friuli-Venezia Giulia e del Lazio, dove la presenza di vari alveari in ambiente urbano ha spaventato la popolazione, soprattutto nella capitaleNon si tratta, però, di un fatto del tutto nuovo, perché è da diversi anni che questa specie sta risalendo la penisola. Infatti, già nel 2015 ci furono per la prima volta vari avvistamenti in Campania”, specifica Petrecciae negli ultimi anni questi avvistamenti si sono fatti sempre più frequenti, come dimostrano anche i dati raccolti dai progetti di monitoraggio”. A oggi Liguria e Toscana risultano peraltro essere le uniche due regioni in Europa a ospitare contemporaneamente tutte e tre le specie.

Per info
Appena trovato in Liguria a Olivetta, nido vespa velutina, molto attivo, 11 novembre 2024 – Vito Capogna

Insomma, l’areale di distribuzione della specie si sta espandendo, probabilmente a causa dei fenomeni atmosferici che rendono il clima più mite e meno ostile. Pertanto, ancora una volta, la causa scatenante di questo fenomeno potrebbe essere il riscaldamento globale e tutte le conseguenze ambientali dirette e indirette che determina.

Il dr. Luca Tacchi, del team di lavoro del Dipartimento Lega Toscana Agricoltura e Turismo: “La Vespa orientalis è una specie scientificamente detta termofila, ossia che vive e si moltiplica a temperature relativamente elevate”, prosegue, “per questo con l’aumento delle temperature medie è del tutto naturale che si sposti verso nord”.

Vespa velutina

Quanto è pericolosa la vespa orientalis

Come tanti imenotteri, la Vespa orientalis produce un veleno tossico per l’uomo, la cui sensibilità varia da persona a persone e, con questa, il grado di pericolosità. Soprattutto nelle persone particolarmente sensibili, anche una banale puntura può determinare una reazione anafilattica potenzialmente mortale. Insomma, non c’è da scherzare, ma è bene precisare che la quantità di veleno prodotta dalla Vespa orientalis è molto simile a quella degli altri imenotteri pungenti e, pur potendo pungere più volte, la maggior parte del veleno viene iniettata alla prima puntura.

Non si tratta comunque della specie di calabrone più pericolosa per gli esseri umani, proprio per le dimensioni che la contraddistinguono: il più pericoloso in assoluto, infatti, è il calabrone asiatico, ormai famoso anche con il già citato nome scientifico di Vespa velutina, che può superare i 5,5 centimetri di lunghezza. “La Vespa orientalis, essendo più piccola, è in grado di iniettare una quantità di veleno inferiore. Attualmente il timore principale è che diventi un flagello per l’agricoltura come del resto lamentano già vari allevatori di Sicilia e Campania: questo si verifica perché, non trovando più cibo, i calabroni si concentrano sulle api allevate dall’uomo, che diventano l’obiettivo preferito. Tutto questo causa gravi conseguenze sulla produzione di miele e cera, colpendo un settore già in grande crisi”, proseguono Capogna, Petreccia e Tacchi

Un’ulteriore rassicurazione, comunque, arriva dal fatto che queste specie non colpiscono le persone senza una motivazione, ma solo quando si sentono in pericolo o minacciate. “Il consiglio, banale ma utile da ribadire, è quello di cercare di lasciarle questi imenotteri il più possibile tranquilliLaura Petreccia,.Vito Capogna, Luca Tacchi

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