Civismo: termine usurpato in politica nel suo significato

Il vero civismo che serve alla società e alla politica perché non diventi un’arma a doppio taglio.


Civismo è l’ultima delle parole magiche che la politica ha usurpato dal vocabolario per elevarla a (illusoria) formuletta risolutiva della propria crisi di idee, di contenuti, di senso. Dunque, di credibilità. E come tutte le parole magiche che, periodicamente, diventano di moda nel discorso pubblico, anche questa sfugge a una precisa definizione, può contenere tutto e il contrario di tutto, il vero e il falso, il bene e il male.

Eppure civismo è una parola dal significato preciso perché antica, antichissima. L’uso inappropriato e fuorviante che se ne sta facendo in questi anni è per far fronte al declino della politica e all’eclissi dei partiti. Viene dal latino civis, cittadino: alto senso dei propri doveri di cittadino, che spinge a trascurare o a sacrificare il proprio benessere per l’utilità comune, è la definizione della Treccani.

Sensibilità per le esigenze della comunità in cui il cittadino vive; senso dei propri doveri di cittadino.
Per senso civico dei cittadini ci si riferisce a quell’insieme di comportamenti e atteggiamenti che attengono al rispetto degli altri e delle regole di vita in una comunità.

Claudio Scamardella da il Quotidiano:
Partendo quindi dalla significanza delle parole, è difficile comprendere che cosa c’entri tutto ciò con la formuletta magica del “civismo”, attinta a piene mani oggi nella politica, in particolare nei mesi che precedono le elezioni e nei giorni decisivi della scelta delle candidature”.

Difficile capire che cosa c’entri il “civismo”, nell’accezione più alta del termine, con la confusa e indistinta proliferazione di liste e candidati civici nel solo tempo delle elezioni, che cosa c’entri l’alto senso dei propri doveri di cittadino con la formazione di alleanze politiche e di governo spurie, che cosa c’entri il civismo con l’ambigua deprecata cultura del trasformismo, del gattopardismo e del (loro parente stretto) qualunquismo.

Scamardella: Ecco: giustificare e, persino, esaltare questi comportamenti e questi fenomeni con un uso truffaldino di una parola nobile come “civismo” rappresenta il senso e il vuoto dei nostri tempi, in cui abbiamo smarrito il valore e la pregnanza del linguaggio”.
Al netto delle spinte genuine e virtuose di chi sceglie di mettersi in gioco, di abbandonare il bordo campo e partecipare direttamente alla vita politica, “civismo” e “andare oltre” sono diventati ormai dei passepartout per transitare da uno schieramento all’altro, da un partito a un altro, da un gruppo a un altro, da una corrente a un’altra, per stare in una coalizione qui e in una coalizione alternativa a dieci chilometri di distanza.

Il nostro deficit di “civismo” è stato soprattutto il deficit delle classi dirigenti nell’alto senso dei doveri, con gravi ripercussioni sull’intera società. E faremmo bene, nel rapporto con lo  Stato, nei “salotti buoni” a non elevare come virtù ma a condannare come disvalori la furbizia, l’individualismo, l’allergia alle regole, la prevaricazione verso i diritti degli altri, l’astuzia a raggirare limiti e norme previsti dal patto di convivenza.

Eclissi dei Partiti?

Amministrative, il 60 per cento dei voti è andato alle liste civiche

Gabriele Bartoloni:
Determinanti, ad esempio nel 2021, a Milano, Bologna e Napoli per la vittoria al primo turno di Sala, Lepore e Manfredi. I casi Calenda a Roma e “Torino bellissima”. Ma è soprattutto nei comuni minori che soverchiano le liste di partito”.

Torna il bipolarismo, ma non i partiti. Le liste civiche sono ormai una costante delle elezioni amministrative, dove la partita si gioca sul filo dei voti. In questa tornata spesso gli elettori hanno optato per quelle formazione apartitiche e senza simboli che frequentemente portano il nome di uno o dell’altro candidato. Secondo YouTrend, in totale sarebbero riuscite ad aggiudicarsi il 60 per cento dei voti. A Milano, Bologna e Napoli, le civiche sono risultate determinanti per la vittoria.

Le liste civiche un’arma a doppio taglio.

È la posizione di più esponenti politici all’indomani degli esiti delle elezioni comunali. Spesso un territorio è difficile, necessita di tanto lavoro.
La compagine politica un po’ ovunque rimane fuori da molti consigli comunali.
Al di là delle aree che un partito occupa paga il proliferare delle liste civiche, che pur essendo un serbatoio drena consensi a discapito dello stesso partito che si vede erodere voti con percentuali in calo che non sempre superano la soglia dell’accesso in Comune.
È l’esempio di liste che superano nelle elezioni il dato percentuale del partito di coalizione riuscendo a mettere in Consiglio la maggioranza dei seggi.

Bisogna avere il coraggio di stare dentro i partiti e stemperare il civismo che è un’arma a doppio taglio”. Onorevole Chiara Tenerini

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