L’occidente industrializzato racconta un Natale senza il festeggiato. Il fenomeno delle “feste scippate” nel libro di Mimmo Muolo.

È stato presentato lunedì 12 novembre il libro di Mimmo Muolo (vaticanista di «Avvenire») «Le feste scippate. Riscoprire il senso cristiano delle festività»
Il volume segnala un fenomeno culturale in atto da tempo: lo scippo consumistico di alcune delle più importanti feste cristiane, a partire dal 25 dicembre, per molti ormai solo la festa di Babbo Natale. Monsignor Fisichella, che ha scritto la prefazione, tra l’altro sottolinea: «Ciò che emerge da queste pagine è un lento ma inesorabile movimento che tende all’oblio del sacro per imporre una visione neopagana. Non si sa cosa emergerà seguendo questa onda. Ciò che è certo, invece, è la disintegrazione di un’identità personale e sociale, radicata su un fondamento culturale che è stato plasmato dalla fede. Chi vuole seguire questo movimento di estraneazione è libero di farlo, ma deve sapere a cosa va incontro». Dal volume pubblichiamo qui alcuni stralci. Qualche tempo fa mio figlio Giuseppe mi ha chiesto: «Papà, ma Natale non è la festa di Gesù Bambino?». «Certo», gli ho risposto. E lui prontamente: «Ma allora perché quasi tutti parlano di Babbo Natale e così poco di Gesù Bambino?». Confesso che la domanda mi ha spiazzato, anche perché i bambini, si sa, hanno una capacità di guardare le cose che noi adulti, per rispetto delle cosiddette convenzioni sociali, per superficialità o semplicemente perché in quel momento stiamo facendo altro, spesso e volentieri perdiamo.Così, in quel periodo prenatalizio di qualche anno fa, ho cominciato a guardarmi intorno, a osservare meglio la realtà (televisione, giornali, pubblicità, discorsi della gente e quant’altro) e mi sono accorto che l’obiezione di mio figlio aveva un qualche fondamento. Emerge un fenomeno socio-culturale di vaste proporzioni che tocca, purtroppo, non solo il Natale, ma anche le altre principali feste cristiane. Accade infatti che proprio il Natale sia ormai diventata – specie nell’Occidente industrializzato – una festa senza festeggiato. O meglio, con un surrogato di festeggiato: il Babbo Natale di tante pubblicità dalla matrice scopertamente consumistica. Pasqua, invece, passa per una generica «festa della primavera», l’Assunta risulta quasi completamente assorbita nel solleone del Ferragosto e Ognissanti, soprattutto presso il mondo giovanile, rischia di soccombere all’invadenza di Halloween.
La prima immagine che mi è venuta in mente è quella di una sorta di scippo. O meglio, per effetto delle correnti culturali dominanti, viene operata sul dna delle feste cristiane una sorta di mutazione genetica, che pur mantenendone inalterato il nome e la struttura formale, ne cambia profondamente l’identità e in sostanza le svuota del loro vero significato. Le motivazioni di questa mutazione, o se si vuole dello scippo, possono essere apparentemente diverse. Ma la radice è unica e investe la sfera profonda dell’essere cristiani oggi, la corretta antropologia e in definitiva la stessa organizzazione sociale.
Natale non è la festa della Buona Spesa. Le Buone Feste non sono le Buone Spese! L’usanza di scambiarsi i regali. Del resto, non è così anche nelle migliaia di spot e messaggi pubblicitari che ogni anno, inondano letteralmente tivù, giornali, internet e cartelloni stradali? Gli auguri di Natale non hanno più alcun riferimento esplicito alla nascita di Gesù. Punta avanzata di questa tendenza consumistica.
Gesù Bambino non è Babbo Natale da giovane.
Natale di Gesù si celebrerà tta 8 giorni in un clima diverso, difficilmente descrivibile e assai peggiore di quello che una volta chiamavamo e vivevamo come “tradizionale”. In questi giorni i giornali ne parlano quasi di sfuggita: c’è ben altro – sembrano dire – da celebrare. È «la stagione del cambiamento» ovvero «dei diritti», scrive la Repubblica, ma senza fare riferimento alla festa. I «diritti» (ovviamente “civili”) sono quello di morire (come se qualcuno riuscisse a non morire) e quello di vivere il “cambiamento”. Quest’ultimo consiste, dice la Repubblica, nel «come morire», nel suicidio assistito. Oppure – aggiunge Il Tempo – nel «presepe che diventa gay: Gesù con due padri o due madri». Questa irrisione politica, è il tentativo al quale siamo tutti inadeguati, di inchinarsi alla speranza». Tra queste pallide immagini, lo spirito del Natale di Charles Dickens, quello che «intenerisce il cuore dell’avaro Scrooge, gli toglie il sonno e lo rende finalmente umano» (1843). Ci fosse almeno, fra tante trovate fuori luogo, qualcuno a ricordare che il Natale è il compleanno del Figlio di Dio, colui che l’Angelo chiamò Gesù (in ebraico Jehôšua), cioè Salvatore. Macché! Anni fa, Enzo Jannacci, il medico cantante, diceva intristito: Quelli che pensano che Gesù Bambino sia Babbo Natale da giovane. A ricordare la Natività c’è il simbolo di: un neonato deposto su una lettiera di paglia.
Contempliamo l’umiltà di San Giuseppe che ha detto SI alla volontà di Dio.. Un invito a vivere bene questo Natale. Un invito che arriva da Maria e Giuseppe: nella fede, nell’amore e nel perdono, questo è il vero Natale, non la cena o i regali. Bisogna far festa, ma la festa vera. Non è la festa di Babbo Natale ma di Gesù Bambino. Il Natale è la festa vera della Famiglia.