Addio alla panetteria del Crocino: Stefania, 61 anni, aveva avuto in malore al forno

By Il Tirreno

di Stefano Taglione

Stefania, morta a 61 anni

Stefania, morta a 61 anni

Collesalvetti: era il 4 ottobre scorso e dopo ha scoperto una grave malattia. L’attività di via Mannucci, fondata dai genitori, la porterà avanti il fratello Stefano



COLLESALVETTI. Il 4 ottobre scorso, dietro al suo amato bancone, si era sentita male. Scoprendo, dopo il ricovero in ospedale, una neoplasia fulminante che l’ha portata via in poco più di due mesi. Lutto a Collesalvetti per la scomparsa di Stefania Fancelli, 61 anni, per tutti la panettiera del Crocino. Il forno di famiglia, fondato da babbo Renzo e mamma Giovanna nel lontano 1953, rimane un’istituzione, soprattutto per la sua schiacciata. Oggi, in via Emo Mannucci, a portarlo avanti c’è rimasto il fratello Stefano. «Mia sorella – racconta – era una persona buona e generosa, che ha dato la vita per il lavoro e che amava le mie figlie, sue nipoti. Purtroppo, dopo il malore al lavoro, le hanno diagnosticato questa grave malattia e in panificio non è più tornata».

La tragedia ieri mattina, con la camera ardente che è stata allestita proprio nella casa di via Mannucci, al Crocino, vicino all’attività commerciale. Le esequie si svolgeranno oggi pomeriggio, alle 15, nella chiesa di San Giusto. «Nata e cresciuta al Crocino, era legata al suo territorio – ricordano le nipoti Giorgia e Gemma Fancelli – Ha sempre lavorato nell’attività di famiglia, il panificio e alimentari fondato nel 1953 dai genitori e portata avanti con il fratello Stefano, nostro padre. Riconosciuta da tutti come simbolo del luogo. Un’amante del suo piccolo paese a cui ha dato spirito di vita fino all’ultimo secondo. Una persona sempre ben voluta da tutti, sempre pronta a regalare abbracci e sorrisi».

Oltre al fratello Stefano, che d’ora in avanti porterà avanti l’attività della frazione che il primo giugno scorso ha festeggiato 70 anni di storia, e alle nipoti Giorgia e Gemma, Stefania lascia la cognata Letizia, moglie di Stefano, che la ricorda come «una bellissima persona, attaccatissima alle mie figlie, sue nipoti». «Per chi volesse effettuare un pensiero – concludono i familiari – Non vogliamo fiori, ma donazioni per le cure palliative dell’ospedale di Livorno che, insieme ai familiari, l’hanno sostenuta nel dolore».

 

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