Sentenza talebana, ma siamo a Brescia.Bengalese minaccia e picchia ripetutamente la moglie, il pm chiede l’assoluzione:E’ un fatto culturale.

Brescia.
Fa discutere la richiesta di assoluzione di un magistrato della procura di Brescia, il quale probabilmente si e’ dimenticato, che in Italia la legge e’, e deve essere uguale per tutti, indipendentemente dal genere, dalla fede religiosa, dallo status e dalla provenienza.

Le continue violenze ed i maltrattamenti subiti da una giovane donna originaria del Bangladesh, sono stati definiti dallo stesso magistrato «contegni di compressione delle libertà morali e materiali», i quali sarebbero «il frutto dell’impianto culturale e non della sua coscienza e volontà di annichilire e svilire la coniuge».
Motivo per il quale l’imputato (oggi ex marito) andrebbe assolto.

Lo stesso ha poi rincarato la dose continuando a motivare tale assoluzione con queste parole: «I contegni di compressione delle libertà morali e materiali della parte offesa da parte dell’odierno imputato sono frutto dell’impianto per conseguire la supremazia sulla medesima, atteso che la disparità tra l’uomo e la donna è un portato della sua cultura che la medesima parte offesa aveva persino accettato in origine».

La donna, che e’ venuta col coniuge in Italia in cerca di un futuro migliore ed alla ricerca di maggiori diritti si è detta sconcertata.
Costretta a lasciare gli studi superiori dopo la maternità e segregata in casa per anni, racconta di aver trovato il coraggio di denunciare “solo nel 2019, dopo anni di urla, insulti e botte, sotto la costante minaccia di essere riportata in Bangladesh definitivamente” dove l’avrebbe aspettata un destino ancor piu’ triste.

Rivolgendosi alle autorità in cerca di aiuto, ha fatto il passo che molte non riescono a compiere. Anche questo, però, potrebbe non essere abbastanza per liberarla dal suo aguzzino.

È curioso pensare, che mentre in molti paesi del golfo, che spesso vengono identificati quali paesi ove la tutela della donna viene meno, siano in alcuni casi molto più all’avanguardia del nostro in quanto a leggi anti harassment e molestie.

Il commento di un professionista (L.P.), profondo conoscitore dei paesi arabi, dove ha vissuto e dove spesso ritorna.

“È il caso dell’Arabia Saudita, paese in cui ho personalmente vissuto per circa sette anni e nel quale, come riporta Gulf News, già nel 2018 è stata promulgata una legge anti-molestie.
La norma, che va ad aggiungersi a molte altre gia’ messe in atto a tutela della donna, dichiara che vari emoji, quali cuori, baci, rose ed apprezzamenti inopportuni e sgraditi all’interlocutore, se reiterati ed inviati a persone sconosciute o con le quali non vi sia un affetto reciproco, possa portare a sanzioni dai 2 ai 5 anni di carcere ed una multa fino a oltre 200,000 euro”.

“Questo a garanzia di un adeguato uso chat ed a protezione delle donne, che sempre più spesso, come avviene anche nel nostro paese vengono contattate, anche sui social network in maniera sgradevole e inopportuna”.

Matteo Salvini ha dichiarato:

La nostra cultura, di italiani e di occidentali, prevede il rispetto della dignità di ciascuno e ripudia comportamenti barbari.
E il nostro impegno politico prevede la legge sul “Codice Rosso” – voluta e approvata dalla Lega nel 2019 e recentemente rafforzata alla Camera – per tutelare maggiormente le donne vittime di violenza.
Chi aggredisce, insulta e stupra non può essere tollerato nella nostra società.
E chi giustifica o ridimensiona, si commenta da sé”.

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