Cocco bello in spiaggia: diecimila euro di multa al venditore ambulante. La lunga ombra della camorra del racket della noce di cocco, sotto la lente delle indagini delle Forze dell’Ordine.

È di questi giorni la multa ad un commerciante fermato a Lido Adriano e non solo, anche un verbale di allontanamento
Cocco bello, cocco “salato”. Può costare caro vendere il frutto in spiaggia: a Lido Adriano, sul litorale ravennate, la polizia locale ha fatto un sequestro a un ambulante, staccando un verbale complessivo di quasi 10 mila euro. Il venditore, già noto per un episodio analogo in passato, è stato sorpreso con i secchi pieni di cocco tra i bagnanti.
Oltre al sequestro sono scattate le multe per la vendita di merce senza la prescritta autorizzazione (5.164 euro), per la mancata tracciabilità dei prodotti alimentari (1.500 euro) e per la conservazione non corretta degli alimenti e senza la necessaria notifica sanitaria (3.000 euro). Per l’uomo infine è scattato un verbale di allontanamento
Escono la mattina presto, e per le otto sono già in spiaggia. Ognuno porta un carico di venti-trenta pezzi confezionati in retini blu pieni del frutto esotico che ciascuno di noi ha assaggiato almeno una volta nella vita, soprattutto quando si è al mare: il cocco. Sgobbano per dieci-dodici ore consecutive sotto il sole, macinando chilometri di battigia e – quando la merce si è esaurita – c’è chi corre a rifornirli di un secondo o terzo carico. È il grande affare del cocco, sul quale l’illegalità organizzata di un business che ogni estate riesce ad assicurare guadagni milionari ai clan. La Sardegna è la meta più ambita, ma ormai le «paranze» che all’inizio di giugno partono alla volta delle principali località turistiche italiane hanno invaso anche la riviera romagnola e i litorali laziali e toscano.
Affari apparentemente innocui, dietro il quale si nasconde invece l’ombra della camorra. «Cocco fresco cocco bello!». Cappellini di paglia e pelle tatuata arrostita al sole, i napoletani che trovano lavoro vendendo il frutto della noce di cocco rispondono in realtà a un rigido codice imposto dai clan della criminalità organizzata napoletana, che con questo commercio fa affari d’oro. È il racket del cocco. Facile da gestire, con pochi rischi rispetto ad altre forme di attività illecite e – soprattutto – molto ma molto conveniente. Chi lo gestisce, alla fine dell’estate, si porta a casa dagli 800 mila al milione di euro (ovviamente esentasse).
Gli introiti. Fa rabbrividire. Le stime fornite dagli investigatori parlano di un milione per ciascun gruppo di paranze. E non sono cifre campate in aria. Per tre mesi di guadagni ciascun boss che sfrutta i venditori di cocco introita minimo 900mila euro. Soldi freschi non tracciati