Collesalvetti: alla ricerca delle edicole perdute.

Ma non va meglio nemmeno a Livorno. La lista si allunga nel territorio livornese. La nostra inchiesta su una realtà in crisi.


Vicarello. Un’altra edicola chiude l’attività Ecco perché

Si allunga la lista delle edicole che chiudono. Nel territorio livornese, a Vicarello, ha cessato l’attività l’unica edicola, di fronte la Chiesa. Ha attaccato un cartello “Edicola Vendesi”. I clienti provano un pizzico di amarezza. Purtroppo le cose non sempre vanno come vorremmo e dunque anche questa attività dove è stato messo tempo e cuore è giunta al capolinea. Spiega la decisione con il forte calo degli introiti, dovuto a fattori diversi. “Di giornali e riviste se ne vendono sempre meno, fino all’anno scorso vendevo anche biglietti e abbonamenti autobus, poi con il cambio di gestione delle autolinee la vendita è stata affidata alle tabaccherie. Prima si lavorava con la gente del paese e con quella di passaggio. E i giovani i giornali non li comprano. Ci ho pensato molto, ma alla fine la decisione è stata obbligata”.

Abbiamo incontrato alcuni edicolanti della zona. A loro abbiamo chiesto perché chiudono le edicole.
Nel 2001 in Italia c’erano più di 36 mila edicole. Nel 2017 sono diventate circa la metà: 15.876. Secondo la Fieg, oggi ne sono rimaste 11 mila. Quasi 4 decessi al giorno. Le cose non vanno meglio per le vendite dei quotidiani: si passa dai 6 milioni e 800 mila copie al giorno nel 1992, a 1 milione e 800 mila copie nel 2018. Ben 5 milioni di copie in meno al giorno!
Oggi la gente si informa, per lo più gratuitamente, online. Se il destino dell’informazione cartacea sembra segnato irreversibilmente, le edicole possono sopravvivere in qualche modo? Lo abbiamo chiesto proprio ai diretti interessati.

Perché chiudono le edicole? Che cosa è cambiato in questi vent’anni?
Che le persone non vengono più a comprare i giornali come prima. Il quartiere è lo stesso ed è abitato dai figli, o dai nipoti di quelli che c’erano vent’anni fa che però oggi non comprano più il giornale. Una volta i giornali costavano tutti lo stesso prezzo e quindi non si era obbligati a comprare un certo quotidiano solo perché costava meno. Ognuno poteva scegliere quello che voleva.
Oggi non è più così. Un giornale costa 2.50 euro, un altro costa un euro. Quindi se tu hai un euro, sei costretto a comprarti L’Osservatore Romano e non potrai comprarti La Repubblica, a prescindere dalle tue preferenze. Questa è già una discriminante. Prima i prezzi non potevano cambiare. Oggi c’è una liberalizzazione e cambiano continuamente. La gente si scoccia perché dice: mi imponi di pagare 50 centesimi in più per un inserto che io non voglio e quindi il giornale non lo compro. Se l’editore pensa di darti un benefit con un inserto in più per soli 50 centesimi, il compratore invece la vede come un’imposizione e ha una reazione contraria rispetto a quella che l’editore si aspetta.
Quanta gente entra ogni giorno in edicola?
Diciamo 200 persone ma non comprano tutte giornali. Oggi vendiamo Gratta e Vinci, biglietti dell’autobus e gadget vari. Ad esempio questa signora sta comprando Il Miliardario che è un Gratta e Vinci.

Che età hanno in media quelli che entrano in edicola?
Dai 45 anni in su. Poi c’è un buco e arriviamo ai bambini di 7 anni. Praticamente dai 7 ai 45 anni non entra nessuno.

Cosa leggono, più quotidiani o riviste?
Difficile dare una risposta. Le signore anziane leggono le riviste di gossip in cui ci sono sempre Al Bano e Romina Power. Sempre gli stessi. Persino le foto sono di trent’anni fa (mi mostra una copertina con Albano e la sua famiglia scattata almeno trenta, quarant’anni fa). Ora lui avrà novant’anni, mentre in queste foto è sempre giovane e alle signore che lo comprano va bene così. Sanno già com’è la storia.

Le riviste di gossip tipo Chi, Eva 3000, Di Più, Oggi, Gente, tirano ancora?
Di Più va più di tutte. Poi Gente, Oggi, mentre Eva 3000 è quasi morta.
I bambini comprano ancora le figurine dei calciatori?
Sì, anche degli animali, qualche favola. In questo periodo vanno 44 gatti e Paperino. I bambini comprano gadget e giochini. Sono i nostri articoli più venduti.


E i giornaletti? Topolino si legge ancora?
Di Topolino si vendono quattro copie a settimana. Di Tex una ventina e lo comprano i vecchi.
Ma come? Nessuno legge i fumetti? Eppure se ne parla molto…
Ogni tanto Dylan Dog, ma due, tre copie. Questo è un quartiere “minestrine”.
Qual è la vostra percentuale sulla vendita di giornali e riviste?
Il 18,70 per cento, che però è da tassare.
Il vostro è un mestiere difficile in cui ci si sveglia all’alba…
No, ci si sveglia prima dell’alba. Alle quattro, quattro e mezza. Alle cinque si tira già su la serranda. E si chiude la sera alle sette e mezza, otto.
Ma alle cinque del mattino chi viene?
Il trasportatore che ti porta i giornali e vuole andare a casa presto perché sta lavorando dalle dieci di sera del giorno prima.
Quindi è solo per questa consegna?
Sì, ma se tu non ci stai i giornali se li portano via. O se li vende il trasportatore al semaforo e dice di averteli consegnati, quindi resti senza per tutto il giorno.

Che si può fare?
I dati sui giornali parlano chiaro, c’è un calo vertiginoso nella vendita di quotidiani e riviste. Nel caso di Vicarello, il Guerrieri Tabacchi i ha rilevato la vendita dei quotidiani, dietro insistenze dei clienti e delle Case Editrici. Nei prossimi mesi proveranno a inserire anche i settimanali.
La perdita della vendita dei giornali penalizza tutta la filiera.
Si sono fatti vari esperimenti tentando di proporre altro, al punto che le edicole sono diventate negozietti dove si trova di tutto. Biglietti del teatro e dell’autobus, bibite, biglietti della lotteria, giocattoli. A Stagno l’edicola ha ampliato i servizi con la cartoleria e la vendita di libri scolastici.
È possibile sopravvivere affiancando la vendita dei  giornali, vendendo qualcos’altro, offrendo tutta una gamma

Si trasforma l’edicola in un centro servizi inserendola in un mercato più ampio.
Laddove si è perduta un’ edicola non è inusuale, ad esempio, che un bar  abbia un angolo dove sono posti i quotidiani in vendita. L’informazione deve essere garantita, ed è un modo per andare incontro ai Giornali stessi. A Bologna hanno risolto con il distributore automatico dei giornali come all’estero.

Le banche chiudono, gli sportelli ATM chiudono, le Poste chiudono,  le Edicole e i Tabacchi accentrano e acquisiscono  servizi come pagamenti utenze, prelievi contanti, servizi LIS, pagamento F24, bonifici.
Come il Tabacchi Guerrierì a Vicarello, Valeri a Guasticce, ma anche a Stagno e per alcuni servizi anche Nugola e Crocino da Antimo.

I Comuni stessi appoggiano sulle Edicole il rilascio di certificati anagrafici.

A Collesalvetti è rimasta una sola edicola.
Insomma su 16. 705 abitanti, quattro le rivendite di giornali: Stagno,  Nugola, Guasticce, Vicarello
A Livorno non va meglio. Hanno chiuso tante edicole, dal centro al lungomare.

Sicuramente, avere frammentato e ridotto la vendita dei giornali, ogni parte diventa sempre più piccola.

La distribuzione
Veniamo alle cause: ovviamente c’è il fatto che l’informazione si è trasferita sul web, dove per di più è gratuita. La crisi della carta che investe tutta l’editoria, colpisce in primo luogo la stampa. Poi c’entra la crisi economica e infine la distribuzione. Nell’editoria libraria la distribuzione è concentrata nelle mani di pochi grandi gruppi e questa è una delle cause della chiusura delle librerie.

Be’ mi sembra una cosa molto grave. . .
Secondo voi si può fare qualcosa per migliorare la situazione e cosa?
Un giornale buono. Un quotidiano oggi conta 35 pagine e già questo è inutile perché chi lo trova il tempo per leggere 35 pagine? Poi di quelle 35 pagine la metà è pubblicità. Sono tutti soldi che gli entrano. Inoltre prendono le sovvenzioni. La soluzione, è fare giornali migliori e controllare tutta la filiera editoriale.

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