Kata. I genitori: <<Finora non si è fatto sentire nessuno e sentiamo una grande indifferenza>>. Appello alla Meloni.

In più occasioni la famiglia ha sbottato sulle indagini che a un mese dalla scomparsa di Kata non hanno dato traccia. Continui gli appelli a richieste di aiuto nelle ricerche.

La disperazione dei genitori di Kata

I genitori di Kata, come riporta l’edizione locale del quotidiano La Repubblica, sono stanchi. E visibilmente innervositi. “Sulle indagini non ci dicono niente. Abbiamo fatto di tutto per aiutare le indagini e vogliamo continuare a farlo, ma non ci dicono niente. Non è giusto”. Parole che trasudano paura. Anzi, autentico terrore. Quello di un padre e di una madre che capiscono  come, questa inchiesta, rischi di arenarsi. I carabinieri stanno visionando nuovamente le immagini delle telecamere. A caccia di un indizio, anche se minimo, per poter ripartire.

Sono quotidiane le manifestazioni a Firenze, in piazza Luigi Dallapiccola, per riaccendere i riflettori sul caso, per «chiedere di non abbassare la guardia». «Mi rivolgo nuovamente alla presidente Meloni», ha detto la mamma di Kata, mandando un messaggio alla premier, «vorrei sentire la sua vicinanza sul nostro caso, perché finora non si è fatto sentire nessuno e sentiamo una grande indifferenza». Kathrina Alvarez ha poi aggiunto: «Non sto chiedendo niente ma voglio solo l’aiuto per condividere le foto di mia figlia anche all’estero. In questo momento mi serve tutto l’aiuto possibile. Invito tutte le mamme di Firenze a venire alla manifestazione di stasera, è passato un mese dalla scomparsa di mia figlia». Un appello rilanciato anche dal padre: «Chiedo alla presidente Meloni di prendere a cuore il caso di Kata, perché è già un mese che è scomparsa la mia bambina. Chiedo a tutti voi di farci sentire la vostra vicinanza per favore». Miguel Angel Romero Chicclo ha aggiunto: «Non smetterò mai di cercare mia figlia, voglio andare fino in fondo».
La richiesta è rivolta anche al sindaco. “Fateci sentire la vostra vicinanza”, dicono i genitori di Kata.
Probabilmente il sindaco Nardella doveva attivarsi prima con la magistratura per lo sgombero dell’ex Astor, e non aspettare la scomparsa di una bambina.

Le manifestazioni serali in effetti non sono molto partecipate dai fiorentini. Esiste una frattura culturale e sociale visto il contesto di illegalità in cui è scomparsa la bambina.


Ripercorriamo i fatti del giorno della scomparsa di Kata.
Alle 15.13 abbiamo l’ultima immagine di Kata. La mamma è tornata 15.45. Ma non si preoccupa di accertarsi dove sia la figlia. Il bimbo torna 16.45 e nemmeno in questo caso ci sono allarmi su Kata. Trascorrono altre due ore prima della denuncia della scomparsa della bambina. Quello che emerge è che la madre è tranquilla non si preoccupa della figlia. Ciò crea perplessità ai nostri occhi.
Se non torna subito un figlio mi preoccupo. Non aspetto due ore. Le comunità sud americane, normalmente, sono coese ma, qui, queste vivono in situazioni di illegalità. Fanno crescere i bambini in un contesto di spaccio, prostituzione, addirittura una stanza dove avveniva taglio della droga, con tracce di sangue sulle pareti. Un punto di spaccio quotidiano per gli occupanti. Un dettaglio curioso è che la strada di uscita, indicata nella segnalazione, sia via  Monteverdi. Zona angusta, un’area buia con porta facilmente da aprire con uscita in via Monteverdi. Le indagini hanno attenzionato anche le famiglie rumene. Seguono una pista rumena o pista pedofilia. Ipotesi che si sono fatte.

Sono passati 33 giorni, un tempo lunghissimo, e di Kata non vi è traccia. Non sono mancate accuse incrociate fra le comunità. Guerra per controllo della  prostituzione, droga, gestione degli affitti, gestione dello spaccio e della prostituzione.
Ma veramente nessuno al di fuori di questo contesto non sapeva cosa succedeva all’ex hotel Astor?  L’illegalità nella quotidianità, con racket affitto, bambini tanti bambini non custoditi.
Un altro punto al vaglio degli inquirenti è l’urlo registrato in in video. È della piccola Kata? Si sente poi uno sportello che si chiude. Ancora non si è capito cosa possa essere.

Nei giorni scorsi si era parlato di un furgone bianco, col quale Kata sarebbe stata portata via dall’ex hotel Astor, la struttura occupata abusivamente nella quale la bimba peruviana abitava insieme alla sua famiglia. Ma perché questo silenzio da parte della procura? Mancanza di elementi o c’è dell’altro? Le bocche sono cucine come non mai. Ma, a microfoni spenti e tra un “potrebbe essere“, un “forse” e un “non si può escludere“, tra gli inquirenti si sta facendo largo unipotesi terribile: ovvero che i genitori non avrebbero detto tutto ciò che sanno. In particolar modo, sugli scontri avuti negli ultimi mesi tra peruviani e rumeni e anche all’interno della comunità latina. In quella dinamica criminale sarebbe annidato il movente che ha portato uno o più malviventi a rapire un innocente bambina di appena cinque anni.

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