Le nuove linee previste dal decreto lavoro 2023 che dovrebbe essere approvato dal Consiglio dei Ministri convocato per il 1° maggio?

Il pacchetto di misure prevede alcuni provvedimenti in materia di lavoro, a partire dalla disciplina degli strumenti che sostituiranno il reddito di cittadinanza.
Leggendo la bozza in circolazione, sono previsti nuovi bonus assunzione e misure per le famiglie, come la maggiorazione per l’assegno unico.
Giorgetti, il Ministro dell’Economia, bha annunciato che si prevede un nuovo taglio del cuneo fiscale per i redditi medio bassi e l’aumento della soglia dei fringe benefit ma solo per i lavoratori dipendenti con figli.
L’approvazione del decreto prevista per la data simbolica del 1° maggio.
Il nuovo testo del documento di economia e finanza, modificato d’urgenza ma senza alterare i saldi di finanza pubblica già riportati, è già stato approvato il 28 aprile, alla Camera e dal Senato.
La Premier Meloni ha confermato il CdM del 1° maggio, ma i tempi tecnici non lasciano molto spazio di manovra.
Decreto lavoro 2023: in Consiglio dei Ministri il 1° maggio, le novità in arrivo
- Assegno di inclusione, il nuovo strumento che sostituirà il Reddito di cittadinanza
- Nuovo taglio del cuneo fiscale e aumento della soglia dei fringe benefit
- Bonus assunzione per giovani NEET
- Maggiorazione dell’assegno unico
- Nuove causali per i contratti a tempo determinato
- Le altre novità in arrivo con il DL lavoro
Assegno di inclusione, il nuovo strumento che sostituirà il Reddito di cittadinanza
La misura principale inclusa nella bozza del testo del decreto lavoro in circolazione è quella che disciplina il nuovo strumento che andrà a sostituire il reddito di cittadinanza, che sarà abolito a fine anno, così come previsto dalla Legge di Bilancio 2023.
Dal 1° gennaio 2024, infatti, dovrebbe essere in vigore l’Assegno per l’inclusione, non più la GIL, la Garanzia per l’inclusione come inizialmente previsto, un sussidio economico che sarà concesso ai nuclei familiari che presentano almeno un componente minorenne, disabile o con più di 60 anni. Le persone occupabili, poi, dovranno seguire specifici percorsi di accompagnamento al lavoro.
Secondo quanto anticipato da ANSA, si tratta di una prestazione che dovrebbe raggiungere un valore massimo di 500 euro, una cifra che andrà poi parametrata in base alla scala di equivalenza in caso di altri membri nel nucleo familiare, fino a un massimo di 2,2 (2,3 nel caso di disabili gravi).
Come si legge nel testo, a cambiare rispetto a quanto previsto per il reddito di cittadinanza, sono i requisiti di accesso, come ad esempio il valore ISEE per poter beneficare della prestazione, che scende a 7.200 euro.
Sono previsti, inoltre, bonus assunzione per i datori di lavoro che impiegano i beneficiari della Garanzia per l’inclusione.
La GIL sarebbe dovuta essere affiancata da altri due strumenti di importo più basso:
- la Prestazione di accompagnamento al lavoro (PAL), uno strumento transitorio per chi ha firmato un Patto per il Lavoro;
- la Garanzia per l’attivazione lavorativa (GAL), per chi non ha i requisiti per la GIL e si trova in condizione di povertà.
Due interventi che però rischiano di non vedere la luce, come emerso nei giorni scorsi, con le relative risorse finanziarie che potrebbero essere reindirizzate verso l’aumento delle pensioni minime e la revisione dei criteri di accesso ad opzione donna. Resterebbe confermato solamente l’Assegno di inclusione.
Nuovo taglio del cuneo fiscale e aumento della soglia dei fringe benefit
Due provvedimenti che sembrano destinati ad essere inseriti nel nuovo decreto lavoro 2023, anche se non specificati nella bozza in circolazione, sono il nuovo taglio del cuneo fiscale e l’aumento della soglia di non imponibilità dei fringe benefit.
Si prevede, infatti, un nuovo intervento con effetti immediati fino a fine anno che porterebbe nuovi aumenti in busta paga per le lavoratrici e i lavoratori con redditi medio bassi, che già beneficiano della decontribuzione prevista dalla Legge di Bilancio.
Attualmente, il taglio riguarda i contributi previdenziali IVS dei lavoratori dipendenti pubblici e privati ed è pari al:
- 2 per cento per coloro che hanno una retribuzione fino a 35.000 euro;
- 3 per cento per chi non supera la soglia dei 25.000 euro.
Oltre al taglio del cuneo fiscale, come confermato anche dal Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, il Governo sta lavorando anche per finanziare per l’anno in corso un innalzamento del limite di non imponibilità dei fringe benefit per i lavoratori dipendenti con figli.
Il cosiddetto bonus dipendenti dovrebbe tornare alla soglia in vigore fino alla fine del 2022, circa 3.000 euro, con la differenza che sarà destinato solamente ai lavoratori con figli a carico.
Bonus assunzione per giovani NEET
Il nuovo decreto lavoro 2023 prevede anche dei bonus assunzione con l’obiettivo di promuovere l’occupazione giovanile.
I datori di lavoro che, nel periodo che va dal 1° giugno al 31 dicembre 2023, assumono giovani possono ricevere su domanda un incentivo pari al 60 per cento della retribuzione mensile lorda imponibile ai fini previdenziali. L’agevolazione è concessa per un massimo di 12 mesi.
Per poter beneficiare dell’incentivo i giovani lavoratori devono:
- avere meno di 30 anni d’età;
- essere NEET, cioè persone che non lavorano né sono inserite in corsi di studio o di formazione;
- essere registrati al Programma Operativo Nazionale Iniziativa Occupazione Giovani.
Il beneficio è cumulabile anche con il bonus assunzione giovani e le altre agevolazioni previste dalla normativa vigente. In questo caso sarà riconosciuto nella misura del 20 per cento.
Maggiorazione dell’assegno unico
Tra i provvedimenti a sostegno delle famiglie, nella bozza del testo del decreto lavoro è prevista una nuova maggiorazione dell’importo dell’assegno unico che si aggiunge a quelle già introdotte dalla Legge di Bilancio 2023.
Nello specifico, si tratta della maggiorazione prevista dal comma 8 dell’articolo 4 del DL n. 230/2021, cioè l’incremento di 30 euro mensili che spetta nell’ipotesi in cui entrambi i genitori siano titolari di reddito da lavoro.
La maggiorazione in questione sarà riconosciuta anche al singolo genitore lavoratore nel caso in cui al momento della presentazione della domanda l’altro genitore risulti deceduto.
Nuove causali per i contratti a tempo determinato
Sono in arrivo importanti novità anche sul tema dei contratti a tempo determinato.
Nella bozza del decreto lavoro vengono individuate dalle nuove causali che legittimano il ricorso al lavoro a termine e che sostituiranno quelle in vigore al momento, le quali sono state stabilite all’articolo 19, comma 1, lettere a), b) e b-bis) del decreto legislativo n. 81/2015.
Come si legge nella bozza del testo, le nuove casuali sono le seguenti:
- specifiche esigenze previste dai contratti collettivi di cui all’articolo 51, stipulati da associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, ovvero dalle rappresentanze sindacali aziendali ovvero dalla rappresentanza sindacale unitaria;
- specifiche esigenze di natura tecnica, organizzativa e produttiva individuate dalle parti in assenza della previsione della contrattazione collettiva, previa certificazione delle stesse presso una delle commissioni di cui agli articoli 75 e seguenti del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276;
- esigenze di sostituzione di altri lavoratori.
Le altre novità in arrivo con il DL lavoro
Con il decreto lavoro che dovrebbe essere approvato il prossimo 1° maggio dal Consiglio dei Ministri sono in arrivo anche novità che riguardano i lavoratori domestici, come colf e badanti.
Questi, infatti, avranno la possibilità di richiedere di essere sottoposti alla sorveglianza sanitaria prevista dall’articolo 41 del Testo Unico per la sicurezza sul lavoro, senza alcun onere a carico dei datori di lavoro. Sarà l’INAIL a provvedere con le proprie risorse.
I datori di lavoro domestico, poi, potranno beneficiare della deducibilità fiscale fino a 3.000 euro dei contributi versati per gli addetti ai servizi domestici.
Novità in arrivo anche per il Fondo Nuove Competenze, che concede contributi per permettere alle imprese di adeguare le competenze dei lavoratori destinando una parte dell’orario di lavoro alla formazione, il quale sarà incrementato con nuove risorse.
Inoltre, si prevede la proroga fino al 2025 per il contratto di espansione che al momento è in vigore fino alla fine del 2023.
Sono previste, poi, alcune modifiche alle sanzioni amministrative in caso di omesso versamento delle ritenute previdenziali. Queste non saranno più commisurate da 10.000 a 50.000 euro ma varieranno da una volta e mezza a quattro volte l’importo omesso.
Ad ogni modo, per avere la conferma delle nuove misure sarà necessario attendere il Consiglio dei Ministri programmato dal Governo nella data simbolica del 1° maggio.