La grande fuga dal Sudan in fiamme, Meloni: “Evacuati gli italiani che volevano lasciare il Paese”

Tajani: ‘Sono in volo verso Gibuti’. La crisi apre un nuovo esodo di migranti

Primi italiani arrivati alla mensa della base italiana a Gibuti © AnsaFOTO

Rodolfo CalòIL CAIRO

24 aprile 2023

Nello scenario di una sanguinosa guerra che dilaga nella metropoli da cinque milioni di abitanti, l’Italia ha completato una complicatissima missione di salvataggio dei quasi 150 connazionali intrappolati a Khartoum.

Altri Paesi stanno mettendo in salvo i propri cittadini dal conflitto che da nove giorni contrappone esercito a paramilitari per il controllo del Sudan al prezzo di centinaia di morti e migliaia di feriti.

Ieri sera era decollato alla volta di Gibuti il primo C-130 italiano con a bordo la gran parte dei connazionali che avevano chiesto di lasciare il Paese, successivamente altri 40, grazie alla collaborazione con le forze armate spagnole.

E in tarda serata hanno lasciato Khartoum l’ambasciatore Michele Tommasi con del personale militare.

“Dopo una giornata di trepidante attesa, tutti i nostri connazionali in Sudan che hanno chiesto di partire sono stati evacuati. Con loro ci sono anche cittadini stranieri. L’Italia non lascia nessuno indietro”, ha dichiarato la premier Giorgia Meloni, ringraziando tutti coloro che hanno realizzato la delicata operazione. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani aveva fatto in precedenza sapere che “se le cose andranno per il verso giusto, contiamo di avere i nostri connazionali domani in Italia”, precisando che si tratta di 140 persone cui si aggiungono alcuni svizzeri, dei dipendenti della Nunziatura apostolica e una ventina di cittadini europei per un totale di circa 200 civili. In serata poi il ministro aveva dato la notizia che “tutti gli italiani che hanno chiesto di partire dal Sudan sono in salvo ed in volo verso Gibuti”. I paramilitari nel pomeriggio avevano annunciato la partenza degli italiani dall’ambasciata verso l’aeroporto, ascrivendosene il merito.

Il punto di raccolta per tutti è stata appunto l’ambasciata d’Italia, pienamente operativa, ha precisato Tajani, riferendosi alla missione diplomatica guidata dall’ambasciatore Tommasi e insediata in un’area dove ancora sabato venivano segnalati almeno otto dei 24 fronti di scontro fra le due fazioni. Anche per questo a bordo dei due C-130 dell’aeronautica militare decollati alle 13.55 ora italiana da Gibuti alla volta di Khartoum c’erano uomini delle forze speciali dell’esercito italiano e dei carabinieri coordinati dal comando operativo di vertice interforze. “La sicurezza degli aeroporti è assicurata dai fucilieri dell’aria dell’aeronautica militare”, aveva spiegato il ministro della Difesa Guido Crosetto che in serata ha ugualmente espresso la sua soddisfazione per la riuscita evacuazione. L’aeroporto di Khartoum è sotto il controllo dei lealisti, ovvero dell’esercito guidato dal generale Abdel Fattah al-Burhan, di fatto presidente del Paese. Il capo della Farnesina ha riferito di aver parlato con entrambi i leader delle parti in conflitto e di aver ricevuto garanzie di sicurezza per gli italiani.

Fonte: Ansa

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