Ritrovate 175 monete romane antiche nella Tenuta di Bellavista Insuese a Collesalvetti.

Durante una passeggiata il ritrovo delle monete.

Fonte: foto dalla pagina facebook del Gruppo Archeologico Paleontologico di Livorno di Juri Diego Cherubini.

Le 175 monete romane antiche scoperte in un bosco a Collesalvetti della Tenuta Bellavista Insuese
Collesalvetti, 14 aprile 2023
Il tesoretto di monete d’argento trovato da un membro del Gruppo Archeologico Paleontologico di Livorno  mentre passeggiava in un bosco: potrebbe essere il risparmio di un militare impegnato nella guerra sociale e forse anche in quella tra Silla e i mariani
Tutti almeno una volta nella vita hanno sognato di trovare un tesoro nascosto. Magari in un bosco. Ed è esattamente quanto accaduto a un membro del Gruppo Archeologico Paleontologico di Livorno: mentre passeggiava all’interno della Tenuta Bellavista, nel comune di Collesalvetti (Livorno), si è imbattuto in un tesoretto monetale composto da 175 monete d’argento in ottimo stato di conservazione e risalenti all’età tardo repubblicana. Con una datazione compresa tra il 157-156 a.C. e l’82 a.C
«Si tratta di una scoperta davvero sensazionale – fanno sapere dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Pisa e Livorno – che in realtà risale a fine del 2021 ma che abbiamo deciso di divulgare solo adesso, al termine di attenti studi e approfondimenti». 
Una scoperta più unica che rara, dunque. Avvenuta all’interno di un’area forestale di interesse naturalistico che di recente era stata interessata da un taglio boschivo. «Le monete – riprendono dalla Soprintendenza – erano quasi tutte contenute dentro a una piccola olla d’impasto; dopo l’incredibile scoperta abbiamo provveduto a effettuare uno scavo nelle immediate circostanze, con il recupero di poche altre monete». 
Quanto alla datazione: «A eccezione delle emissioni più antiche – fanno sapere -, databili tra il 157-156 e il 110 a.C. e attestate in massimo tre esemplari, la presenza dei gruppi più numerosi inizia dal decennio 109-100 a.C. per poi raddoppiare nei decenni successivi; la massima concentrazione si ha per gli anni tra il 91 e l’88 a.C. del bellum sociale in cui la massa delle coniazioni rispecchia la grande movimentazione di uomini e mezzi da parte di Roma contro la rivolta dei socii italici». Successivamente: «abbiamo una riduzione numerica fino all’82 a.C., data a cui risalgono gli esemplari più recenti e dopo la quale è da ritenersi chiuso il gruzzolo di monete, forse addirittura nello stesso 82.a.C.». 
La zecca è sempre quella di Roma, a eccezione di un esemplare della zecca di Narbona, di L. Pomponius del 118 a.C. «Il tesoretto – concludono – potrebbe essere il risparmio di un militare impegnato nella guerra sociale e forse anche in quella tra Silla e i mariani. Una volta ritornato ai suoi campi, avrebbe nascosto sotto un albero del vicino bosco i denari d’argento, che non sarebbe mai più tornato a recuperare». 
Lo studio del materiale ha occupato più di un anno ed è avvenuto grazie al lavoro della Soprintendenza in sinergia con il Museo di Storia Naturale di Livorno. Il Gruppo Archeologico Paleontologico Livornese ha collaborato per la logistica a tutte le fasi operative: misurazione, pesatura, documentazione fotografica delle monete, fino alla redazione del catalogo. Il Museo di Storia Naturale del Mediterraneo della Provincia di Livorno e la Regione Toscana hanno finanziato la stampa di un catalogo e la realizzazione di una mostra che sarà inaugurata a breve.  

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